La sudditanza della moglie al marito “padre-padrone” che compie atti sessuali con la figlia minorenne non determina il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, sez. III, con sentenza 24 settembre 2020, n. 28675, con la quale ha respinto il ricorso della donna condannata per concorso in violenza sessuale assieme al marito, sottolineando come con congrua e logica motivazione i giudici di merito avessero escluso il riconoscimento delle attenuanti generiche, rimarcando la tenera età della vittima e la grave compromissione dell’equilibrio psichico della stessa, ovvero elementi preminenti rispetto alla sudditanza verso il marito dell’imputata, la quale avrebbe dovuto salvaguardare la salute e la libertà sessuale della figlia minore, del tutto indifesa di fronte alle violenze del padre.