L’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, nel Report n. 5/2021, ha analizzato l’andamento generale della delittuosità nel triennio 2018- 2020.

Tale report ha evidenziato come le misure restrittive adottate nel periodo COVID-19 hanno fortemente influenzato l’andamento generale della delittuosità, tanto che sul territorio nazionale si è registrato il -22,5% di delitti commessi.

Infatti, nel 2020, sono stati 1.871.462 i delitti commessi, decisamente meno dei 2.301.912 del 2019 e dei 2.371.806 del 2018.

Ciononostante, a ben vedere, la mutevole evoluzione dell’emergenza sanitaria e il crescente bisogno di liquidità delle imprese e delle famiglie hanno facilitato la commissione di alcuni reati.

Ad esempio, sono aumentate le truffe e le frodi informatiche [da 212.106 a 242.587 casi (+14,4%)], nonché i reati di usura [da 191 a 222 (+16,2%)].

Inoltre, durante la prima fase emergenziale è stato riscontrato l’incremento di fenomeni speculativi gravemente scorretti, anti-concorrenziali e penalmente rilevanti riguardanti la produzione, l’importazione e la vendita di dispositivi di protezione individuale e di prodotti di igienizzazione, associati e favoriti da episodi di corruzione e peculato.

Oltre a ciò, anche l’illegalità ambientale è cresciuta, tanto che si è giunti alla media di 4 illeciti ogni ora, con 34.648 reati accertati.

E allora, la pandemia ha inciso sull’andamento della criminalità? E se lo ha fatto, come lo fa fatto?

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Per approfondimenti sul tema vedi il Report 5/2021 del Ministero dell’interno cliccando qui.