L’organizzazione internazionale non governativa Transparency International, che si occupa di monitorare la corruzione nel mondo, ha pubblicato l’edizione aggiornata della classifica sulla c.d. “corruzione percepita” (“Corruption Perception Index”). In questa classifica, l’Italia è risalita nel ranking di 10 posizioni rispetto all’anno precedente, andando ad occupare il 42° posto.

In particolare, il “Corruption Perception Index” esprime le valutazioni degli osservatori internazionali sul livello di corruzione in 180 diversi paesi del mondo. Tale indice è calcolato utilizzando dodici diverse fonti di dati da undici diverse istituzioni internazionali che registrano la percezione della corruzione nel settore pubblico negli ultimi due anni.

Sebbene l’Italia abbia interrotto la sua discesa verso il basso della classifica e abbia accresciuto la sua fiducia internazionale, resta, tuttavia, uno degli Stati più corrotti d’Europa. Questo dato permane, nonostante, siano state introdotte importanti normative a partire dal 201, per adeguare l’ordinamento italiano agli obblighi internazionali in materia di contrasto alla corruzione.

Tra queste, si ricordano la legge L. 190/2012 riportante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica amministrazione”; il D.lgs. 33/2013, il c.d. Testo Unico della Trasparenza Amministrativa; la legge L. 69/2015 sulle “Disposizioni in materia di delitti contro la Pubblica amministrazione, di associazioni di tipo mafioso e di falso in bilancio”, che modifica il codice penale con l’inserimento del reato di corruzione, concussione e peculato, e il codice civile con il falso in bilancio; il D.lgs. 50/2016 contenente il Codice dei Contratti Pubblici; la L. 179/2017 sul whistleblowing, per la tutela di chi denuncia fenomeni corruttivi; la L. 3/2019 denominata gergalmente “Spazzacorrotti”.

Cionondimeno, non possiamo affermare che tali interventi normativi e sanzionatori abbiano operato nel modo in cui ci si aspettava.

Ad ogni modo, il fenomeno corruttivo in Italia continua a rappresentare un grave freno per la crescita economica del Paese.

La corruzione non è semplicemente un reato ma è un atteggiamento culturale e come tale va combattuto. In tal senso, si auspica che lo Stato italiano progetti degli strumenti più efficaci rispetto all’impianto preventivo e di contrasto alla corruzione ad oggi vigente, che si è dimostrato, di fatto, inadeguato per il nostro Paese.

Si può allora forse ipotizzare che la strada da intraprendere nella lotta alla corruzione non sia quella del mero legalismo, ma che serva, invece, un più profondo intervento sul piano etico e culturale, ancor prima che normativo?

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