In un rapporto diffuso il 22 settembre 2021, Amnesty International ha rilevato come sei aziende farmaceutiche produttrici del vaccino contro il Covid-19 stiano dando vita ad una crisi dei diritti umani senza precedenti, omettendo di cedere i diritti di proprietà intellettuale e di condividere la tecnologia necessaria alla loro produzione.

L’organizzazione per i diritti umani ha esaminato sei delle aziende farmaceutiche che determinano la sorte di milioni di persone: AstraZeneca plc, BioNTech SE, Johnson & Johnson, Moderna Inc., Novavax Inc. e Pfizer Inc. Da tale studio emerge come l’industria farmaceutica stia agendo in violazione dei diritti umani.

Per valutare il loro atteggiamento rispetto alla distribuzione dei vaccini, Amnesty International ha studiato per ognuna delle sei aziende la policy sui diritti umani, la struttura dei prezzi dei vaccini, i loro precedenti in termini di condivisione dei brevetti, della conoscenza e della tecnologia.

Il risultato di tale ricerca ha evidenziato come su 5,76 miliardi di vaccini distribuiti nel mondo, solo lo 0,3% è stato destinato agli stati a basso reddito, mentre oltre il 79% a stati ad altissimo ed alto reddito.

Invero, le sei aziende esaminate hanno finora deciso di non partecipare alle iniziative coordinate a livello internazionale per aumentare le forniture globali attraverso la condivisione della conoscenza e della tecnologia. Si sono anche opposte alla richiesta di cedere temporaneamente i brevetti, presentata da India e Sudafrica.

Questo atteggiamento sta causando gravi violazioni dei diritti umani ai miliardi di persone che ancora non riescono ad avere accesso al vaccino.

In occasione del lancio del suo rapporto, Amnesty International ha avviato una campagna globale, sostenuta dall’Oms e dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, per chiamare gli stati e le aziende farmaceutiche ad invertire la loro rotta.

La campagna, intitolata “Il conto alla rovescia dei 100 giorni due miliardi di vaccini subito!”, reclama che sia raggiunto l’obiettivo fissato dall’Oms di vaccinare, entro la fine del 2021, il 40% della popolazione degli stati a basso e a medio-basso reddito, ossia un altro miliardo e 200.000 di persone.

A tale scopo, la campagna invita gli stati a redistribuire tra i paesi a basso reddito le centinaia di milioni di dosi in eccesso e i produttori dei vaccini a garantire che almeno il 50% delle dosi prodotte vada a quegli stati. Se gli stati e le aziende farmaceutiche continueranno invece a comportarsi nello stesso modo, non vi sarà fine alla pandemia.

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