L’emendamento bipartisan, firmato da deputate e senatrici di ogni schieramento politico, non ce l’ha fatta. Non ci sarà nessun Bonus Salute Mentale (o anche chiamato bonus psicologo) nella Legge di Bilancio 2022.

Tale misura era stata pensata per dare un contributo alle persone che hanno la necessità di avere un supporto psicologico, soprattutto alla luce delle situazioni di disagio che in questi ultimi due anni di pandemia da covid-19 sono aumentate a livello esponenziale.

Per questa ragione un gruppo di parlamentari appartenenti a tutti gli schieramenti politici aveva lavorato alla preparazione di un emendamento alla Legge di Bilancio 2022 che era in discussione in Parlamento: si trattava di un’agevolazione con un impegno di spesa di 50 milioni di euro al fine di facilitare e rendere meno complicato l’accesso a servizi psicologici a persone che ne avrebbero la necessità ma che per ragioni economiche non possono permettersi di affrontare un percorso di questo genere.

«Non ce l’abbiamo fatta: l’emendamento per introdurre il Bonus Salute Mentale non è arrivato in fondo», scrive su Twitter Caterina Biti, vicepresidente dei senatori del Partito Democratico e firmataria dell’emendamento.

Biti esprime un sentimento di profonda amarezza con una considerazione finale sull’obiettivo mancato: «Sapevamo che fosse difficile, che le risorse richieste fossero cospicue, ma non lo erano a caso».

La vicepresidente sottolinea, infatti, che tali risorse richieste erano proporzionate per un tema che deve essere trattato senza riserve e velocemente. Il riconoscimento di tale bonus avrebbe garantito un primo passo a persone che si trovano in situazioni di malessere e di disagio, facilitando l’accesso ai servizi psicologici.

Per Biti tale bonus era una luce che si doveva accendere su un tema urgente per la vita degli italiani: «Non ci fermiamo qui, continueremo a lavorare a questo obiettivo finché potremo».

È basilare investire per sostenere le persone che hanno la necessità di risolvere le proprie fragilità. Questo fatto rappresenta una forma di prevenzione sempre più importante.

Ecco che emerge l’importanza di figure professionali sempre più pronte a far fronte ai bisogni della popolazione, resa negli ultimi due anni un po’ più fragile a causa della pandemia da covid-19 e più bisognosa di un adeguato supporto psicologico.

In tal senso, è bene evidenziare che chi opera in ambito terapeutico-riabilitativo o socio-assistenziale dispone sovente di attitudini personali e di competenze professionali utilizzabili anche per fare diagnosi, prognosi e valutazioni tecniche in sede giudiziaria.

Eppure, spesso capita che l’operatore clinico non abbia adeguata consapevolezza dell’importanza del proprio sapere declinato in ambito forense, soprattutto nel caso in cui durante un processo occorra effettuare accertamenti tecnici orientati da questioni criminologiche, vittimologiche e di responsabilità professionale in ambito sanitario.

Come fare in modo che il linguaggio clinico e quello giuridico, apparentemente lontani ma in effetti contigui, possano comprendersi ed aprirsi ad efficaci collaborazioni?

Sul tema, si segnala il WebinarIl clinico e il forense: prove di dialogo”, organizzato da Sike Società Cooperativa, che si terrà online il 24 gennaio 2022 dalle ore 14:30 alle 16:00.

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