L’abuso di autorità cui si riferisce l’art. 609 bis, c. 1, c.p. presuppone una posizione di preminenza che può essere anche di fatto e di natura privata, che l’agente strumentalizza per costringere il soggetto passivo a compiere o subire atti sessuali.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, sez. un., con sentenza 16 luglio 2020, n. 27326, decidendo in merito alla condotta di un insegnante di inglese che impartiva lezioni private, cui si addebitava di avere costretto due alunne, minori degli anni quattordici, a subire e a compiere su di lui atti sessuali.