La propria abitazione non è per tutti un posto sicuro dai “nemici”: sicuramente non lo è per quelle donne che durante la pandemia si sono ritrovate tutto il giorno in una condizione di convivenza forzata con il proprio maltrattante, sempre più isolate dal resto del mondo.

La convivenza forzata a cui il lockdown ci ha costretti ha costituito infatti in molti casi il detonatore per l’esplosione di agiti violenti.

L’ultimo rapporto Istat del 17 maggio 2021 “Le richieste di aiuto durante la pandemia. I dati dei Centri Antiviolenza, delle Case Rifugio e delle chiamate al 1522” ci indica infatti che durante la pandemia le chiamate effettuate al numero 1522 contro la violenza e lo stalking sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente.

Se ne sono registrate ben 15.128 contro le 8.427 del 2019.

Non è quindi un caso che ad aumentare nel 2020 sia stata la violenza perpetrata da parte dei familiari, la quale si attestano al 18,5% rispetto al 12, 6% dell’anno precedente. Sono invece diminuite le forme di violenza perpetrate da altre tipologie d’autori (ex partner, conoscenti), mentre sono rimaste invariate quelle ad opera dei partner attuali (la quale nel 2020 si è attestata al 57,1%).

Sostanzialmente invariato negli anni rimane invece la tipologia di violenza per la quale si chiede supporto: prevalentemente fisica (nel 2020 pari a 7.250 casi corrispondenti al 47,9% del totale delle violenze subite), seguita da quella psicologica, economica, sessuale e dalle minacce.

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