La Relazione, trasmessa lo scorso 10 giugno 2022 alle Presidenze della Camera e del Senato, fotografa la realtà applicativa dell’istituto della messa alla prova per gli adulti nell’arco del 2021, offrendo interessanti spunti di riflessione anche in vista delle riforme contemplate dalla cosiddetta “Legge Cartabia” (art. 1, co. 22, L. 27 settembre 2021, n. 134) che ha dato delega al Governo di «estendere l’ambito di applicabilità della messa alla prova dell’imputato, oltre ai casi previsti dall’art. 550, comma 2, del codice di procedura penale, a ulteriori specifici reati, puniti con pena edittale detentiva non superiore nel massimo a sei anni, che si prestino a percorsi risocializzanti o riparatori, da parte dell’autore, compatibili con l’istituto».
I dati riportati nella Relazione mostrano una progressiva diminuzione della popolazione detenuta a fronte di una costante crescita del numero di soggetti in carico agli Uffici di esecuzione penale esterna/UEPE (+ 37%, dai 34.931 del 2020 ai 48.008 del 2021): un dato che si riscontra in modo uniforme sul territorio nazionale (+40% al centro, +37% al nord e +36% al sud). In diminuzione anche le revoche della misura (dal 2,2% del 2020 all’1,5% del 2021).
Secondo i dati raccolti, l’imputato medio ammesso allo svolgimento della messa alla prova è:
- di giovane età (il 26% ha tra i 18 e i 29 anni, a seguire la fascia compresa tra i 30 ed i 39 anni, pari al 23%, mentre, ad esempio, solo il 3% ha più di 70 anni);
- di sesso maschile (l’84% su 48.008);
- cittadino italiano (l’84% su 48.008);
- ha commesso principalmente violazioni di norme del codice della strada (32% dei casi);
- è lavoratore dipendete (35% dei casi).
Quanto alla durata della sospensione del procedimento per messa alla prova, stando ai dati, nel 2021 il 26% dei procedimenti va oltre i 365 giorni, mentre nel 2021 il dato si riduce al 24%.
La Relazione dà conto, poi, degli interventi coordinati dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità – indagini innovative, coinvolgimento di professionisti nell’ambito del servizio sociale, differenziazione dei luoghi di svolgimento del lavoro di pubblica utilità e sottoscrizione di accordi con enti pubblici e privati non a scopo di lucro, accordi tra UEPE e Uffici giudiziari, istituzione dell’Osservatorio MAP – e dei risultati ottenuti: si fa riferimento, ad esempio, a una consistente riduzione del gap tra istanze lavorate e in fase di istruttoria; mentre, invece, il 72% dei soggetti ammessi alla probation è inserito in strutture o servizi socioassistenziali e sociosanitari alla persona, dando conto, forse, di una difficoltà nel reperire strutture o di individuarne di specifiche e differenziate in relazione alle specificità del caso concreto. Al proposito, da tempo si sono diffusi sul territorio Sportelli per la messa alla prova/lavori di pubblica utilità che offrono consulenza a orientamento ad imputati e difensori: oggi gli sportelli MAP/LPU attivi sono 25.
Per il periodo 2021-2023 sono stati stanziati oltre € 7.000.000 per l’esecuzione penale esterna: i dati in constante crescita e le prospettive di riforma e implementazione del settore richiederanno, infatti, un deciso potenziamento degli Uffici oltre che una maggiore “specializzazione” e “multi-professionalità” degli operatori sì da garantire il buon funzionamento del sistema.
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