Da più di un anno il settore agricolo lamenta la mancanza di lavoratori, soprattutto dalla fine del primo lockdown, nell’aprile 2020, a causa della chiusura delle frontiere e dell’impossibilità per i braccianti dell’Est Europa, normalmente impiegati nel settore, di raggiungere le campagne italiane.
Da Nord a Sud, le imprese agricole continuano a recriminare la mancanza di braccianti per raccogliere l’uva, le olive, i pistacchi di Bronte, i carciofi.
Alcune di queste imputano tale mancanza all’introduzione del reddito di cittadinanza e alla mancanza di volontà dei giovani d’oggi.
Ma perché è così difficile reperire lavoratori nel settore agricolo? Quali sono le condizioni proposte a questi lavoratori?
Purtroppo le condizioni proposte, spesso, violano le normative che regolano questo settore. Le paghe corrisposte non rispettano i termini dei contratti collettivi nazionali.
I contratti proposti sono spesso regolari soltanto sulla carta, ma poi sostanzialmente il datore di lavoro retribuisce in maniera illegittima non rispettando gli accordi presi con i lavoratori.
Inoltre, i lavoratori sono di sovente pagati in nero, non percepiscono alcuna retribuzione per gli straordinari effettuati e le lavoratrici donne percepiscono una retribuzione inferiore anche del 10% rispetto ai colleghi uomini.
Per evitare che si continuino a ripetere tali evidenti discriminazioni, si auspica che l’Ispettorato del lavoro effettui controlli sempre più serrati e che riesca a porre fine a tale sfruttamento.
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