Di tanto in tanto, accade che il Parlamento italiano elabori proposte di legge particolarmente interessanti le quali, tuttavia, rimangono lontane dai riflettori. Tuttavia, sarebbe necessario conferire a tali disegni di legge il rilievo e la diffusione che essi meritano per la valenza sociale dei temi affrontati.

Tra i tanti disegni di legge non adeguatamente posti in risalto, degna di nota è indubbiamente la proposta di legge C 2993 presentata il 9 marzo 2021 e recante Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari, al fine di contribuire alla rieducazione e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.

Quella dell’attività teatrale, quale forma di attività ricreativo-culturale all’interno degli istituti di pena, è una realtà che trova ampio riconoscimento nel nostro ordinamento, sia a livello legislativo, nell’ambito della legge sull’ordinamento penitenziario 26 luglio 1975 n. 354, sia a livello regolamentare, nel regolamento di esecuzione di cui al d.p.r. 30 giugno 2000 n. 230.

Invero, sono numerose le disposizioni contenute in entrambi le fonti che dispongono la valorizzazione e la promozione delle attività culturali, in particolare quella teatrale, quali mezzi per conseguire l’obiettivo di fondo a cui il sistema penitenziario dovrebbe aspirare: il reinserimento sociale e il recupero dei detenuti, in linea con quanto richiesto dalla Costituzione laddove, all’art. 27, richiede che le pene debbano tendere alla rieducazione dei condannati. L’attività teatrale, secondo le disposizioni di legge contenute nelle norme sopra citate, rappresenta infatti un elemento del trattamento rieducativo, inteso quale complesso di attività e strumenti finalizzati ad attivare un processo di positiva modificazione dei comportamenti, degli atteggiamenti e delle relazioni familiari e sociali di condannati e internati, le quali costituiscono un ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale.

Il teatro, in questo senso, rappresenta una preziosa risorsa per il superamento dei vulnus educativi ed emotivi che hanno condotto alla commissione dei reati.

Molteplici sono infatti le ricerche internazionali che hanno dimostrato l’esistenza di una stretta correlazione tra la partecipazione ad attività culturali e teatrali e gli impatti positivi che essa genera sulla giustizia penale: a livello individuale, aumentando il benessere mentale dei detenuti e contribuendo al rafforzamento del processo di distanziamento dall’ambiente criminale di provenienza; nell’ambito relazionale con gli operatori penitenziari, generando un “benessere organizzativo”; infine, a livello di relazioni sociali con l’esterno, divenendo occasione per creare un ponte tra realtà penitenziaria e società civile e per ridurre il tasso di recidiva, con “ritorni” estremamente positivi per entrambi le parti.

Esempio virtuoso di quanto il carcere possa rappresentare non una mera forma di intrattenimento per i detenuti ma esperienza di trasformazione radicale è sicuramente l’esperienza teatrale di “PuntoZero Teatro” presente presso l’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano. “PuntoZero Teatro” rappresenta non tanto un esempio di teatro in carcere, piuttosto un modello di teatro del carcere, diventando dalla sua fondazione, oltre vent’anni fa, ad oggi punto di incontro tra la realtà penitenziaria minorile milanese e la società civile. “PuntoZero Teatro” produce infatti spettacoli teatrali e opere cinematografiche che si sono distinte nella partecipazione a festival e manifestazioni nazionali, conseguendo vittorie e menzioni, oltre a ad aver creato proficue collaborazioni con le realtà territoriali, accomunati dalla volontà di contrastare il fenomeno del disagio sociale e della devianza giovanile.

Tuttavia, nonostante la sussistenza di esperienze assolutamente positive, come quella appena citata, nonché la presenza di disposizioni di legge che riconoscono l’importanza dell’attività teatrale in carcere con lodevoli dichiarazioni di intenti, sono ancora numerose le criticità che il sistema penitenziario deve affrontare per realizzare gli obiettivi auspicati.

Tra queste, ad esempio: la mancanza di omogeneità di offerte di attività teatrali, le quali variano notevolmente in base alla Regione di riferimento, l’assenza di azioni progettuali definite e pragmatiche, la discontinuità di alcune esperienze teatrali anche a causa della carenza di investimenti e di risorse specificatamente ad esse destinate, la scarsa mappatura dell’esperienza teatrale in carcere dovuta alla scarsità di informazioni e all’ambiguità nella rielaborazione dei dati, le collaborazioni con il terzo settore e con gli enti locali frammentarie e parcellizzate.

Proprio al fine di superare tali criticità è stata elaborata la proposta di legge in oggetto la quale si pone tra i suoi obiettivi soprattutto quello di ulteriormente valorizzare le attività teatrali negli istituti penitenziari come opportunità di cambiamento per i detenuti attori; la promozione, attraverso l’esperienza teatrale, di percorsi di inserimento lavorativo per i soggetti in esecuzione di pena, per un loro reingresso nella società civile attraverso l’apprendimento di nuove competenze; la previsione di una fonte certa e duratura di finanziamento che possa dare continuità alle iniziative finora svolte e a quelle che si intende attivare.

Nel dettaglio, la proposta di legge si compone di tre articoli:

L’articolo 1 contempla le finalità della legge e individua proprio nella proficua collaborazione tra amministrazione penitenziaria, imprese sociali ed enti territoriali lo strumento per realizzarle. Tali collaborazioni dovrebbero condurre altresì all’attivazione di corsi di formazione e di aggiornamento per la realizzazione delle attività teatrali negli istituti penitenziari, con particolare attenzione ai detenuti minorenni. Sempre all’art. 1 è prevista l’istituzione presso il Ministero della giustizia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di un Osservatorio permanente sulle attività teatrali negli istituti penitenziari. All’interno dell’Osservatorio è prevista poi l’attivazione di un Tavolo tecnico per lo sviluppo e la realizzazione delle citate attività e per consolidare la rete tra le diverse realtà territoriali.

L’articolo 2 prevede che il Ministero della giustizia – DAP indirizzi una quota delle risorse destinate per gli interventi straordinari di ampliamento e ammodernamento degli spazi destinati al lavoro dei detenuti, previste dalle legge 30 dicembre 2020 n. 178 all’individuazione, presso gli istituti penitenziari che ne sono sprovvisti, di appositi spazi da dedicare alle attività teatrali e allo sviluppo di percorsi artistici, anche sperimentali, volti all’inserimento lavorativo dei detenuti.

L’articolo 3 prevede infine l’istituzione nello stato di previsione del Ministero della giustizia di un Fondo per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari con una dotazione pari a 2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021 e stabilisce la relativa copertura finanziaria. Il Fondo, nello specifico, è volto a finanziare attività laboratoriali e produttive, alla realizzazione, anche all’esterno degli istituiti penitenziari, di spettacoli teatrali nonché all’erogazione di benefìci economici in favore del personale interno degli istituti penitenziari che collabora alla realizzazione degli spettacoli.

La proposta di legge si trova attualmente in corso di esame e verrà assegnata alla II Commissione Giustizia in sede referente il 14 aprile 2022.

Quello che si auspica è che essa non rimanga, come spesso accade, lettera morta ma che possa rappresentare l’occasione per colmare il gap sempre più ampio che separa le virtuose dichiarazioni di intenti circa la rieducazione dei detenuti e il trattamento penitenziario, contenute nella legge sull’ordinamento penitenziario e la realtà carceraria effettiva connotata da profonde criticità e inefficienze.

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