Il 6 aprile 2020 un commando di oltre un centinaio di poliziotti, a viso coperto e in tenuta antisommossa, entrava nell’Istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere dando vita ad un pestaggio disumano ai danni dei detenuti reclusi nel reparto “Nilo”.

Le immagini e le notizie su tali fatti parlano chiaro.

Ciò che avvenne quel giorno nel carcere campano non è altro che l’ennesima testimonianza dell’insufficienza dei rimedi finora apprestati contro le violenze perpetrate da appartenenti alle forze dell’ordine su persone sottoposte alla loro autorità e della necessità di interventi radicali in materia.

Il ConamsCoordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza – in un comunicato pubblicato in data 5 luglio 2021 sottolinea l’urgenza di una riforma organica del sistema penale e penitenziario e riconosce l’impegno quotidiano della grande maggioranza della Polizia penitenziaria.

Di fronte all’evidenza dei fatti di ingiustificabile violenza ai danni di detenuti verificatisi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, i magistrati di sorveglianza esprimono un giudizio di incondizionata e severa riprovazione e riaffermano l’altissimo valore non negoziabile della dignità di ogni persona umana e dell’inviolabilità dei corpi dei detenuti consacrata negli istituti millenari posti a fondamento dello Stato di diritto e della civiltà umana e giuridica.

Ciò che risulta necessario attuare è una radicale riforma organica del sistema penale e penitenziario, riforma che, come affermato dagli stessi magistrati, deve passare «lungo le direttrici di un nuovo catalogo di pene alternative, attraverso la rimodulazione del processo penale in funzione del trattamento sanzionatorio, e della riqualificazione e dello sviluppo delle misure alternative alla detenzione, attraverso seri percorsi rieducativi, risocializzativi e riparativi con il reclutamento di nuove figure professionali».

Il Conams, inoltre, rappresenta che nei difficilissimi contesti penitenziari segnati dal dramma dell’emergenza pandemica e, in alcuni istituti, dall’insorgere delle rivolte, l’unica reazione degna di uno Stato civile risiede nell’uso legittimo della forza e nell’esercizio del potere disciplinare con la necessaria efficacia e misura e non nella ritorsione brutale e nelle spedizioni punitive programmate a freddo con la presunzione dell’impunità.

Non basta indignarsi. Bisogna affrontare ed applicare strumenti normativi che prevengano ed impediscano effettivamente gli abusi e le violenze alla persona da parte della pubblica autorità.

Per questo motivo, il Conams auspica che una nuova stagione riformatrice trovi fondamento e ispirazione nell’idea luminosa, riecheggiata nelle recenti parole della ministra della Giustizia, del carcere come comunità responsabile e rieducativa secondo la volontà e il disegno dei Padri costituenti, nella piena consapevolezza che dall’umanità e legalità degli istituti di pena si misura la civiltà di un Popolo.

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